Vi capiterà di imbattervi nella vostra ricerca di informazioni sul web, anche in studi sperimentali. Quelli cioè molto preliminari, i cui risultati si riferiscono a esperimenti di laboratorio, condotti solo su animali e non ancora sull’uomo. Fra gli studi più recenti ce n’è uno del Karolinska Insitutet, prestigiosa struttura ospedaliera e di ricerca in Svezia, dove un gruppo di ricercatori avrebbe scoperto che il nitrato inorganico, una sostanza contenuta originariamente in alcune verdure a foglie verdi, come gli spinaci o in altri ortaggi tra cui il cavolo, sarebbe in grado di ridurre l’accumulo di grasso nel fegato. Il grasso, quando in eccesso in quest’organo, può stimolare l’insorgenza di una specifica malattia, il fegato grasso appunto, scientificamente nota come steatosi epatica. Essa può essere una conseguenza di un forte uso/abuso di alcool con implicazioni pesanti per la salute generale (non sol del fegato) e di problemi di sovrappeso e/o obesità. Il fegato grasso è una patologia subdola perché di norma dà sintomi a uno stadio già avanzato, quando però viene scoperto in fasi molto preliminari si può ‘trattare’ efficacemente con la correzione della dieta. Abbassando cioè sensibilmente l’apporto di cibi ad alto contenuto di zuccheri e grassi e, stando a questa nuova ricerca, anche integrando nella dieta alimenti con nitrato inorganico. Una sostanza presente oltre che negli spinaci anche nel sedano, lattuga e rucola. L’interazione di questi fattori sembrerebbe in grado di migliorare il metabolismo e la sensibilità dell’insulina ma anche abbassare la pressione sanguigna.
Queste evidenze sono emerse al momento nei topolini in cui il fenomeno del fegato grasso è stato studiato; noi cosa potremmo fare invece? Consumare almeno 200 grammi di questi alimenti, all’interno di una dieta sana, varia e bilanciata.
Torniamo alla mia affermazione inziale. Occorre dunque diffidare di questi studi sperimentali? Affatto, perché possono dare delle buone ‘ipotesi’ iniziali, tuttavia da confermare con studi ulteriori che attestino in questo caso l’efficacia del nitrato inorganico nella prevenzione/controllo del fegato grasso.
Dunque sì all’informazione, sempre e comunque, ma attenzione a soppesarla per il suo ‘reale’ valore e soprattutto occhi aperti sulle fonti che vengono consultate. Che siano sempre scientificamente accreditate (in questo caso, il Karolinska Insitutet lo è) da esperti.